Quando si parla di Industria 4.0 si pensa subito alla fabbrica del futuro, dove gli impianti sono completamente automatizzati e, grazie a tecnologie avanzate, diventa possibile gestire le macchine da remoto, trasmettere e analizzare dati in tempo reale, snellire la filiera produttiva e accorciare il time to market. Si tratta di un cambiamento molto profondo per le aziende che vogliono avere successo in un mercato sempre più dinamico e globale – proprio la Smart Factory è il tema dominante di SPS IPC Drives Italia (qui), la manifestazione dedicata all’automazione industriale che apre oggi i battenti a Parma.
In una recente intervista su Cor.Com (qui), Annalisa Magone, autrice di “Industria 4.0. Uomini e macchine nella fabbrica digitale”, ha sottolinato anche un altro aspetto che merita attenzione: “Quando si parla di industria 4.0 si punta sempre sull’impatto economico che deriverà dalla digitalizzazione nei processi produttivi, o sull’impatto tecnologico, tra prodotti smart e novità hi-tech. Molto meno esplorato è il campo dei cambiamenti per il mondo del lavoro”.
Proprio così. Nella fabbrica del futuro non ci saranno solo operai 2.0 capaci di gestire macchine sempre più sofisticate, ma anche e soprattutto professionisti del digitale, che si occuperanno di tradurre i progressi tecnologici e i nuovi prodotti in opportunità per interagire con clienti, partner, fornitori e collaboratori in modo del tutto nuovo – sfruttando le enormi potenzialità del web, del mobile e del mondo social. Ben poco valore porterebbe l’Industria 4.0, se l’innovazione non arrivasse anche a trasformare l’intera azienda, incluso il marketing e la comunicazione!
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